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Diagramma dell'Albero Genealogico : Buiese

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Statura: 154.5
Torace: 85
Occhi: CERULEI
Dentatura: SANA
Colorito: BRUNO
1879 Luigia Coccolo figlia di VALENTINO e DRIUSSI MARIA 8 May 1862 Giovanni Buiese Tratti Somatici
Statura: 166
Torace: 86
Occhi: GRIGI
Dentatura: GUASTA
Colorito: BRUNO
15 Sep 1896 19 Dec 1977 Antonio Buiese 81 81 Tratti Somatici
Statura: 170.5
Torace: 89
24 Jan 1898 4 Oct 1972 Luigi Buiese 74 74 Tratti Somatici
Statura: 169
Torace: 85
Occhi: CASTANI
Dentatura: SANA
Colorito: ROSEO
Angelo Buiese Lucia Botto 1857 Giuseppe Buiese Tratti Somatici
Statura: 166
1867 Luigia Cuberli figlia di ANGELO e FOSCHIATTI RACHELE  12 Oct 1891 5 Oct 1950 Angelo Buiese 58 58 Tratti Somatici
Statura: 170
Torace: 88
Occhi: NERI
Dentatura: SANA
Colorito: BRUNO
11 Aug 1896 13 Feb 1967 Pietro Enrico Buiese 70 70 Tratti Somatici
Statura: 168
Torace: 87
10 Jul 1900 Gino Buiese 14 Mar 1868 Santo Buiese Tratti Somatici
Statura: 165
Torace: 86
Occhi: CASTANI
Dentatura: SANA
Colorito: BRUNO
13 May 1878 Leandro Buiese Tratti Somatici
Statura: 162.5
Torace: 89
Occhi: GRIGI
Dentatura: SANA
Colorito: ROSEO
1826 Luigi Buiese Rosa Mauro 15 Aug 1851 Angelo Buiese 1857 Maria Teresa Malisano figlia di  GIOVANNI BATTISTA e FRESCHI ANNA 13 Jul 1879 31 Aug 1944 Luigi Buiese 65 65 Tratti Somatici
Statura: 166.5
Torace: 86
Occhi: CASTANI
Dentatura: SANA
Colorito: ROSEO
23 Jul 1882 Amadio Buiese Tratti Somatici
Statura: 158
Torace: 85
Occhi: CASTANI
Dentatura: SANA
Colorito: ROSEO
9 Nov 1887 26 Jan 1978 Giuseppe Buiese 90 90 Tratti Somatici
Statura: 172
Torace: 87
Occhi: CASTANI
Dentatura: SANA
Colorito: ROSEO
Fondatore delle Distillerie Buiese.
"La storia delle Distillerie Buiese comincia nel lontano 1918 quando il capostipite Giuseppe, dopo un periodo di apprendistato presso la Fratelli Branca di Milano, decide di acquistare dai conti Miani un'antica distilleria e l'adiacente casa padronale a Ceresetto di Martignacco, località ai piedi di una delle più belle colline friulane. Ha così inizio la storia quasi secolare dei mastri distillatori Buiese, in cui ben tre generazioni si sono avvicendate, affinando e innovando tecniche e perizia per la produzione di grappe, distillati e liquori di primissima qualità. L'attenzione al dettaglio, la cura puntigliosa nella selezione delle materie prime, l'abilità e la passione dei mastri distillatori Buiese hanno determinato il conseguimento di premi e riconoscimenti sin dagli anni Venti. La crescita della Distilleria Buiese è stata continua e proficua. Nel 1962 il capostipite Giuseppe cede il passo al figlio Remo che, supportato dalla moglie Orlanda, si dedica con immutata passione e rinnovato entusiasmo a questa nobile arte. Lo stesso anno la distilleria si trasferisce a Martignacco, dove viene edificato il nuovo stabilimento e vengono rinnovati gli alambicchi, che permettono l'avviamento di una moderna produzione di grappa e acquaviti di frutta, realizzando inoltre lo spaccio aziendale. Diversi ampliamenti si sono succeduti nel tempo, fino al 1999, quando si realizza la costruzione dell'attuale distilleria, che vanta le migliori innovazioni tecnologiche oggi presenti sul mercato. Nel 2003 la guida della storica azienda viene ereditata da Cristiano che, mosso da una vibrante passione per l'affascinante mondo dei distillati si dedica fin da subito alla creazione di nuovi prodotti e realizza un nuovo magazzino d'invecchiamento. La ricerca dell'originalità e dell'innovazione è sempre stata un caposaldo imprescindibile della Distilleria Buiese. Nei primissimi anni Ottanta Remo Buiese sperimenta e sviluppa per primo in tutta Italia la creazione di una crema al Whisky, il “Capuccino®”, ad oggi l'unico liquore di questa categoria interamente prodotto nel nostro Paese. La ricerca nel corso del tempo assume un ruolo sempre più centrale: nel 2006 Cristiano Buiese avvia una proficua collaborazione con l'Università di Udine, creando il “Lusôr®”, un amaro del tutto originale nel suo genere. Viene prodotto mediante l'infusione per sei mesi di ben 17 tra erbe e spezie, che gli conferiscono un gusto inconfondibile e inimitabile. È uno dei rari amari realizzati senza l'aggiunta di alcun tipo di aroma naturale o artificiale, caratteristica che lo distingue se paragonato ad altri prodotti della medesima categoria. Nel 2012, grazie all'unione tra grappa e frutti mediterranei, nasce un nuovo esempio di innovazione: il liquore alla grappa “Esotica®”, che l'anno seguente sarà insignito della medaglia d'oro al prestigioso concorso mondiale “San Francisco World Spirit Competition” dove eccelle superando la concorrenza di altri 60 prodotti. Il perfetto connubio tra ricerca, tradizione e innovazione rende la degustazione di ogni prodotto Buiese un'esperienza che non ha eguali, un autentico viaggio alla scoperta del cuore incontaminato di questa antica e nobile terra che è il Friuli Venezia Giulia."
(da scheda Tripadvisor)
14 Nov 1889 23 Feb 1973 Evangelista Buiese 83 83 Tratti Somatici
Statura: 171.5
Torace: 84
Occhi: CASTANI
Dentatura: SANA
Colorito: ROSEO
26 Mar 1860 Giovanni Buiese Tratti Somatici
Statura: 161
1866 Erminia Monino figlia di  GIOVANNI BATTISTA e BASSI LUIGIA 29 Nov 1887 Sigismondo Buiese Tratti Somatici
Statura: 167
Torace: 82
Occhi: CASTANI
Dentatura: SANA
Colorito: ROSEO
Segni particolari: CICATRICE TEMPIA SX
1 Nov 1899 Ermenegildo Buiese Tratti Somatici
Statura: 173
Torace: 89
6 Oct 1883 10 Oct 1883 Enrico Buiese 4d 4d Rosa Buiese 9 May 1893 11 Jun 1973 Massimo Buiese 80 80 Alla nascita è stato registrato come Gebaso Massimo e affidato alla levatrice.
E' stato riconosciuto dalla madre il 20/01/1895.
Tratti Somatici:
Statura: 171
Torace: 93.5
Occhi: GRIGI
Dentatura: GUASTA
Colorito: ROSEO
Segni particolari: PICCOLA CICATRICE PRESSO L'ORECCHIO DESTRO
1856 Giuditta Buiese 1871 Luigia Osso figlia di PIETRO e D'ANTONI MARIA 7 Jan 1895 8 Aug 1968 Adele Assunta Buiese 73 73 10 May 1881 15 Jan 1886 Giuseppe Buiese 4 4 5 Dec 1900 Guido Buiese 1 Dec 1894 20 Apr 1895 Tranquilla Buiese 4m 4m 13 Mar 1896 13 Mar 1896 Maria Buiese 9 Apr 1898 9 Apr 1898 Maria Buiese 17 Jan 1885 30 Aug 1947 Maria Buiese 62 62 22 Apr 1893 Regina Buiese 11 Mar 1891 Adele Buiese 10 May 1886 Enrico Buiese Tratti Somatici
Statura: 164
Torace: 82
Occhi: CASTANI
Dentatura: SANA
Colorito: ROSEO
Segni particolari: NEI GUANCIA SX
9 Oct 1889 9 Oct 1889 Teodolinda Buiese 17 Jun 1875 27 Jul 1875 Valentino Buiese 1m 1m 18 Aug 1880 20 Aug 1881 Pietro Buiese 1 1 2 Jan 1895 Angelo Pietro Buiese Tratti Somatici
Statura: 165
Torace: 88
8 Mar 1893 2 Apr 1893 Amabile Maria Buiese 25d 25d 28 Jun 1886 27 Jul 1970 Armellina Buiese 84 84 29 Jun 1894 31 Mar 1895 Ermenegildo Buiese 9m 9m 2 Nov 1877 12 Jul 1878 Giuseppe Buiese 8m 8m 9 Jul 1891 9 Jul 1891 Lucia Buiese 8 Sep 1890 Maria Buiese 9 Jul 1891 11 Jul 1891 Sabbata Buiese 2d 2d Aurelia Piccoli 20 Aug 1899 Rosa Mesaglio 17 Sep 1883 Filomena Codutti 1926 1987 Elsa Buiese 61 61 Da: DIZIONARIO BIOGRAFICO DEI FRIULANI
http://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/buiese-elsa/
Nata a Ceresetto di Martignacco (Udine) nel 1926, in un ambiente nel quale spicca la personalità della madre che gestiva la piccola distilleria di famiglia, studiò a Venezia e a Parigi, perfezionandosi in lingua e letteratura francese con una tesi su Pascal. Fu poi insegnante a Udine, città dove visse con il marito Luciano Morandini, condividendone il percorso intellettuale e artistico. Grazie a Morandini si avvicinò «al mondo culturale che in quegli anni gravitava intorno alle riviste ‘Momenti’ e ‘Situazione’, seguendo il dibattito legato al neorealismo friulano e all’impegno per un rinnovamento militante» (Ciceri). Negli anni Settanta approdò alla scrittura edita dapprima in italiano: è del 1974 la raccolta Incerte sono le parole. La produzione in friulano è posteriore al terremoto del 1976, cesura che scuote interiormente al recupero della lingua, non come scatto emotivo legato all’appartenenza friulana (ricorda la B. di essere stata fino a un certo punto vicina al gruppo di scrittori di Ceresetto, fino alla nascita di «Risultive»), ma come «coincidenza, quasi il simbolo di una frattura», l’emergere di una «crisi» che ridefinisce, anche linguisticamente, un mondo interiore (Ciceri). Nel 1978 uscì così Tasint peraulis smenteadis [Tacendo parole dimenticate], a ridosso sono Lapsus del 1983 e Antielegie per Tea, dell’anno successivo. Una breve silloge, dal titolo Sette cadute in A minore, edita nell’autunno 1987, poco prima della morte, è inclusa in una cartella di incisioni di Nevia Benes, con introduzione di Luciano Morandini. Nel 1989 le è stata intitolata la Biblioteca civica di Martignacco e nel 2001, su iniziativa del DARS (Donna, arte, ricerca, sperimentazione), le venne dedicato un premio nazionale di poesia e un discorso al femminile sulla persona e la sua opera (Parole incompiuti segni), riconoscendone l’attenzione ai problemi riguardanti il mondo delle donne (oltre ad articoli e inchieste, la B. fu tra le promotrici del convegno La donna nella cultura e nella realtà friulana dal ’45 ad oggi, Martignacco, 1980). La scrittura di B. si misura con una sensibilità complessa e acuta e con riferimenti letterari che eludono confini angusti (rinvia in particolare ai simbolisti francesi). A un’immagine appartata e quotidiana corrisponde un «pensiero limato e stralimato, una rima infranta contro una dolorosa percezione del mondo» (Corbellini). L’esordio poetico ha così tratti maturi e stringenti. Vi si individuano già poli tipici e inquieti: la memoria della vita e del paesaggio friulano perduti, lo straniamento di fronte al ritmo della città; l’amore, come «vicenda di gioia e rimpianto», il gusto del ritratto che emana una «forza rigorosa piena di partecipazione e pietà» (Bàrberi Squarotti), e si fa esempio colmo di sofferenza e di dolorosa resistenza. Si vedano i versi sulla madre: «Sei stata una forza tu / come un incendio / hai bruciato i tuoi giorni nell’amore / grandi occhi verde mela / capelli neri come more». I titoli delle sezioni (Non troveremo i giorni sotterrati, In questa appena luce, Vorrei vedere gli occhi dei suicidi) rinviano alle difficoltà dei rapporti umani, al meccanismo della sottrazione, entro una tonalità elegiaca detta sull’orlo di una pienezza impedita («Non chiamare gelosia ridendo / con gli amici / questo terrore agghiacciante / aggrumante il sangue nelle occhiaie / di volgermi e trovarmi privata / di te / presenza non contaminata / in questo tempo acre di menzogna / cui nulla possiamo opporre / che la nostra disperante resistenza»). Il tema della morte spicca, non come resa ma come tensione e difesa dell’autenticità della vita, cui l’autrice partecipa («Invece di chiedere perché / vorrei cantarti il blues che ti piaceva […] e farmi ala a riportarti lieve / nella luce abbrividita dell’estate / in questa che per te non era vita / ma disperante vertigine di morte») dando la misura di una poesia «strenua, aspra, violenta, eppure capace di abbandoni dolcissimi, limpide evocazioni e invocazioni, colme di stupori, di grazia, di ruvide dolcezze» (Bàrberi Squarotti). L’ingresso nella letteratura in friulano ha i segni di una maturità poetica che abbraccia una lingua nativa prossima a «una perfetta koinè» (Ciceri), una lingua duttile che riesce a piegarsi senza forzature all’espressione di sentimenti e moti psicologici, grazie a uno stile raffinato e sicuro. Rienzo Pellegrini parla di «nitore stilistico come corrispettivo di un dato morale», non dunque una «cantabilità istintiva», ma «dominio e uso decente, padronanza della cadenza ritmica che può rinunciare alle pause superficiali della punteggiatura». La prima sezione di Lapsus è dedicata a Tea, giovane donna ricoverata in ospedale psichiatrico e morta a soli trentaquattro anni, i cui Quaderni pubblicati postumi (1975), ai quali Tea affida l’anelito all’incontro con l’altro attraverso la parola, giungono nelle mani di B. provocando un moto di solidarietà. Un frammento per Tea chiude, come lacerto denso di inquietudine, Tasint peraulis smenteadis, e si lega a Lapsus: «E tu malade di vite / il butul di rose dai tiei ains / ma dentri une tazze / di aghe invelegnade» [E tu malata di vita / il bocciolo di rosa dei tuoi anni / ma dentro un bicchiere / di acqua avvelenata]. Nell’introdurre questa raccolta Pellegrini mette in luce quanto tenuto nei titoli: la direzione verso un tu «magari muto» ha come contrappunto la «crisi linguistica», e continua a tessere un percorso che, pur non rettilineo, termina con la «resistenza aperta all’angoscia», con una forma di solidarietà che nasce dal non abbandono alla consapevolezza della solitudine. In ciò il dialogo impossibile con Tea (cercando «tal berdei des tôs peraulis / il fîl che mi puarti a cognossiti frute» [nel groviglio delle tue parole / il filo che mi porti a conoscerti bambina], per «savê il sium spaurît / che ti à siarade l’anime par simpri / in oris traviarsadis di tuessin» [sapere il sogno spaurito / che ti ha chiuso l’anima / in ore attraversate di tossico]), prendendo a «pretesto» i Quaderni, dà evidenza a un sentire che non è privilegio della malattia, ma dato esistenziale, e intreccia temi, situazioni e immagini che percorrono le raccolte di B., tra «disperante vertigine di morte», ritegno nell’espressione pur intensa degli affetti, corsa cieca del presente, e desiderio di un oltre mitico che intoppa con la vita: «‘o vorès usgnòt di lûs vistude / incuintri a’es stelis cjaminâ» [vorrei stasera vestita di luce / incontro alle stelle camminare]. Rifuggendo il descrittivismo ma mutuando un fraseggio melodico, la poesia di B. pone il lettore di fronte a un continuo interrogarsi, dove il contrasto campagna-città, il paese straziato dal sisma, il quotidiano vivere e pensare, tra «abbandono e nostalgia» (Faggin) sono resi con sintassi sapiente, metafore e simboli ricorrenti, volute difficili, ma non si chiudono alla delicatezza e alla sensualità di versi intimamente lirici («Rose di rosade tal mês des rosis / lidrîs inlidrisade tal scûr di me / a sflurî mistereôs maruscli / di macs indarintâz ex-voto» [Rosa di rugiada nel mese delle rose / radice inradicata nel buio di me / a fiorire misteriosa pianta pungente / mazzi inargentati ex voto]): la seconda parte di Lapsus compone un intenso canzoniere d’amore nella forma della corona calendariale.
Maria Cristina Cescutti 
10 Jan 1928 15 Sep 2009 Luciano Morandini 81 81 Da: DIZIONARIO BIOGRAFICO DEI FRIULANI
http://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/morandini-luciano/
Nacque il 10 gennaio 1928 a San Giorgio di Nogaro (Udine) da Domenico, disegnatore presso il genio militare di Udine, e Maria Pez. Nel paese natio visse l’infanzia e la fanciullezza evocate nel romanzo di formazione San Giorgio e il drago (1984) e nel Promemoria friulano (1998), sua autobiografia intellettuale e morale. Operazione non nostalgica, né idealizzante: M. rivendicava a sé l’incanto del bambino, ma già una percezione da “lettore operaio” brechtiano: «L’infanzia trascorsa a San Giorgio si configura come presa di coscienza di una realtà non certo idilliaca, lontana dalle roboanti affermazioni propagandistico-ideologiche del regime (delle quali, anzi, viene messa in evidenza tutta la discrepanza con l’effettivo ordine delle cose)» (Riva). Trasferitosi con la famiglia a Udine, si iscrisse al Liceo classico Iacopo Stellini. Scoppiata la guerra, dovette interrompere gli studi allorché fu reclutato dalla Todt; li riprese dopo la Liberazione e, nell’aspettativa di una palingenesi morale e sociale inaugurata dall’esperienza resistenziale, trovò nel personalismo di Mounier (che fu poi oggetto della sua tesi di laurea) una visione globale dell’uomo compatibile con il suo marxismo «poco intellettualistico, molto naturale, istintivo». Dopo il liceo, M. si iscrisse alla Facoltà di filosofia dell’Ateneo triestino e si accostò alla rivista torinese «Momenti» (1948-1954), voce del movimento neorealista, alla quale già collaboravano Dino Menichini, Mario Cerroni, Domenico Cerroni Cadoresi, Tosco Nonini, Alcide Paolini, Tito Maniacco e Arrigo Bongiorno. Il rapporto con «Momenti», scrisse poi nel Promemoria friulano, «rappresentò l’inizio dell’incontro tra intellettuali friulani e intellettuali delle altre aree nazionali. Fu un fatto importante, perché una terra contadina, isolata come il Friuli, intrecciava i propri freschi impulsi culturali e creativi a quelli di altre terre nazionali». Dall’esperienza della redazione friulana di «Momenti» nacquero nel 1955 i «Quaderni del Provinciale», collana di poesia cui dettero il loro apporto artistico anche i pittori, tra i quali Giuseppe Zigaina, Giovanni Toffolo detto Anzil, Enrico De Cillia, Emilio Culiat, Ugo Canci Magnano, e nella quale M. pubblicò la sua prima raccolta di poesie, Terra d’amore, cui fecero seguito Fino all’arco dei monti (1956) e Monrupino (1958). A raccogliere l’eredità di «Momenti» fu la rivista, anch’essa torinese, «Situazione» (1955-1956), che fu testimone della lacerazione della cultura di sinistra in conseguenza del XX congresso del Partito comunista dell’Unione sovietica (PCUS) e dei fatti d’Ungheria; al suo interno il filone friulano fu «uno dei più costanti e consistenti difensori di una linea avversa ai neo e agli ismi – specialmente se volti a rinverdire filoni del decadentismo –, alle posizioni non costruttive (tale era ritenuta per esempio quella di Pasolini) e alle operazioni dell’industria culturale. E non è un caso che tutto questo veda protagonisti i friulani, la provincia, una realtà preindustriale in cui l’intellettuale poteva ancora ritagliarsi uno spazio per esercitare e difendere la propria funzione etico-civile» (Chiabudini). Nel 1958 «Situazione» fu sostituito da «la situazione», bimestrale di poesia e cultura diretto da Alcide Paolini con redazioni a Udine, Torino e Venezia; della redazione udinese M. fece parte con Paolini, Carlo Della Corte, Adolfo Diana, Paolo Venchieredo. «La rivista dimostrò, ancora una volta, la vitalità di una provincia intesa come luogo alternativo del Paese, suscitatore ed elaboratore di idee e progetti, non luogo chiuso, separato dal resto del mondo, riflettente l’angusto che in esso può esistere» (Promemoria friulano). La rivista, che visse sino al 1962, stabilì rapporti non solo con i principali poeti italiani, ma anche con molti stranieri, soprattutto sloveni. L’impegno intellettuale di M. gravitò in quegli anni anche intorno al Centro di ricerche culturali Piero Calamandrei di Udine, che diede vita alla rivista «Politica e cultura», codiretta da Loris Fortuna (che la finanziò) e da M., responsabile del settore culturale. Espressione della “vocazione europea” del Friuli, con redazioni a Lubiana, Parigi e a Düsseldorf (particolarmente fruttuoso fu il rapporto col mondo letterario jugoslavo), la rivista ebbe vita brevissima. Approdato Fortuna in parlamento, M. sperimentò la partecipazione alla politica attiva come capogruppo del Partito socialista italiano (PSI) nel primo consiglio comunale di centrosinistra di Udine, ma presto, deluso dalla prassi del partito, passò all’opposizione come socialista autonomo. «Risposta ad ogni scacco» fu per lui la poesia, «ma non in forma consolatoria… dolente per ogni soddisfatta irresponsabilità, per ogni dolce quiete, negatrice d’ogni ottimistica militanza». E intenso fu da allora il suo lavoro letterario. Cospicua la produzione poetica: Il coraggio della speranza (1958), Il prezzo (1962), Epistola inevasa (1969), Il linguaggio della tensione (1971), Dalle botteghe del vino (1971), L’aringa d’oro (1974), Le gabbie (1975), L’incubo di Ior (1975), Dalla domenica dei silenzi (1976), Lo sguardo e la ragione (1979), Sequenze elementari (1979), Infrantume (1986), L’albero di Mantes (1990), Fabula notturna (1996), Lunario dell’insonnia (2000), Berlusconiane (1995), Camminando camminando (2004), Lemmi in fila (2006), Voci (2008). Una sua Cantata al monco senza rima fu pubblicata nel libro di Pierluigi Visintin Romano il mancino e i diavoli rossi (2002). Col terremoto del 1976 si aprì per M. una breve parentesi di produzione poetica in friulano: nel 1977 venne pubblicata la piccola raccolta (dieci liriche soltanto) Il tai e âtri rubis nella collana “I librus di vie Manin 18”, così chiamata in riferimento al recapito spilimberghese del cenacolo di scrittori e poeti allora costituitosi, animato da Gianfranco Ellero. Oltre a M. ed Ellero, vi figurano Beno Fignon, Umberto Sarcinelli, Mario Argante, Ernesto Treccani, Elio Bartolini, Domenico Cerroni Cadoresi, Dino Menichini e Marcello Pirro. Alcune altre poesie friulane di M. entrarono a far parte di Piazzale con figure (1983). Avvicinatosi alla prosa nel 1984 con San Giorgio e il drago, pubblicò poi i romanzi Lo sfrido (1989), amaro bilancio del suo impegno politico e sociale, Gli occhi maghi (1992), incentrato sulla figura di Irene di Spilimbergo, e L’orologio di Saba (1996), in cui M. celebra, con evidente rispecchiamento, «il fascino di un poeta consegnato alla voce e al colore delle cose, fedele alla poesia ‘onesta’, di cultura ‘separata’, tormentato dalla febbre d’attingere la verità che gli giace al fondo». Dell’onestà della poesia di M. parlò Andrea Zanzotto introducendo Il linguaggio della tensione: «Non v’è altro termine infatti per definire meglio un atteggiamento (ormai raro) di fronte alla letteratura e alla vita, e poi il carattere di un’opera, in cui una illuminata tensione etica si coniuga con la forza liberatrice di uno sguardo puro sulle cose, sui fatti, sugli esseri». Nel 2007 ricevette il premio Scritture di Frontiera per l’opera complessiva nell’ambito del premio internazionale Trieste dedicato a Umberto Saba. M. fu anche direttore responsabile delle riviste «Zeta» e «Diverse Lingue», collaboratore come recensore e opinionista di riviste e quotidiani e curatore di programmi culturali per la Rai regionale e per Radio Koper/Capodistria. Sua prima moglie fu la poetessa Elsa Buiese, deceduta nel 1987. Molto apprezzato fu il suo insegnamento negli istituti superiori. Morì a Udine il 15 settembre 2009. Postuma è stata pubblicata la silloge poetica Il filo dei giorni (2010).
Mario Turello
Guglielmina Cuberli Ermellinda Melchior Sabina Casarsa 8 Jun 1890 3 Oct 1973 Maria Buiese 83 83 Massimo Nazzi Lia Cuttinini 30 Oct 1891 3 Nov 1968 Rosa Sialino 77 77 Eufemia Fabbro Elisa Pisolini Fiorenza Franzolini Elsa Clotilde Morandini 1791 Giobatta Buiese 1787 Sabbata Malisano figlia di Giovanni 12 May 1815 Antonio Buiese 1815 20 Dec 1887 Rosa “burgo” Buiese 72 72 1779 Giuseppe “burgo” Buiese Domenica Turri figlia di Giacomo Giovanni Buiese 1807 27 Nov 1871 Rosa Buiatti 64 64 figlia di Federico e di Domenica 16 Oct 1872 22 Sep 1874 Maria Buiese 1 1 29 Jan 1807 Maria “burgo” Buiese Giovanni “burgo” Buiese Anna Turri figlia di Protasio di Torreano Remo Buiese Orlanda Cristiano Buiese Gioseffo “burgo” Buiese 30 Apr 1806 Giacomo “burgo” Buiese Teresa Picilli figlia di Giacomo di Vendoglio, abitante a Ceresetto
Angelo Buiese Gioseffo Della Buiesa Sabata Lauzzana iglia di Giovanni di Torreano Giovanni Della Buiesa Giacomo Buiese Giacoma Buiese abita a Brazzacco Valentino Fante figlio di Girolamo di Treppo Grande L'anno di fondazione è il 1918, il luogo è Ceresetto di Martignacco, località ai piedi di una delle più belle colline friulane. Qui, dopo un lungo apprendistato presso le distillerie Branca a Milano, Giuseppe Buiese acquista dai conti Miani un'antica distilleria e l'adiacente casa padronale. Ha così inizio una storia lunga quasi un secolo, in cui ben tre generazioni di distillatori si sono avvicendate affinando e innovando tecniche e maestrie che già erano valse alla distilleria premi e riconoscimenti sin dagli anni Venti. Dopo il terremoto del 6 maggio 1976 la distilleria si trasferisce a Martignacco dove, sotto la guida prima di Remo poi di Cristiano Buiese, trovano spazio l'invecchiamento ed i nuovi impianti di distillazione. Distilleria Buiese - Ceresetto Casato Buiese Casato Buiese a Torreano a Torreano Casato Buiese Casato Buiese a Ceresetto a Ceresetto Casato Codutti Il poeta Luciano Morandini in un ritratto di Nino De Carne, 2002. Pictures\MorandiniLuciano-1928-2009.jpg Morandini Luciano-1928-2009 Morandini Luciano-1928-2009 Pictures\BuieseElsa-1926-1987.jpg Buiese Elsa Buiese Elsa 1926-1987 1926-1987 Casato Puppo Casato Lavia Buiese Angelo Buiese Angelo Casato Totis Casato Della Buiesa Casato Della Buiesa da Caporiacco da Caporiacco Casato Buiese Casato Buiese da Caporiacco da Caporiacco
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