Stiamo assistendo con sgomento ed apprensione agli avvenimenti dell’Afghanistan e, ascoltando parole, ci sentiamo sempre più vicini alle organizzazioni che sono rimaste in aiuto alla popolazione. Riflettendo sulle vicende, sugli errori di valutazione e sulle conseguenze di decisioni che pensano di trovare nella guerra soluzioni definitive, ci accorgiamo anche delle nostre contraddizioni sui temi dei diritti e del nostro grado di civiltà. Nella concretezza del fare e del conoscere abbiamo chiesto ad Augusta De Piero, che per prima e da anni si occupa del problema, un breve intervento sui “Bambini invisibili” che nascono in Italia. L’Università di Udine lo scorso anno ha inserito nel Festiival dello Sviluppo Sostenibile lo spettacolo “nelle mani degli dei” – prodotto per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dei bambini invisibili.
Chi non c’è non si vede
e chi non si vede non c’è
“Uno dei fondamenti del razzismo è il diritto, per chi detiene il potere, « di stabilire chi deve e chi non deve abitare la terra ».
Ce lo ricorda fra tanti Hannah Arendt e il nostro pensiero corre all’orrore dei lager e dei percorsi che ne fecero un punto di arrivo per milioni di persone derubate della propria identità, di un nome sostituito da un codice numerico, tatuato su un braccio .
Tutto ciò è memoria, ci raccontiamo che questo non avviene più, abbiamo dato per scontata la certezza che oggi, chi nasce in Italia, abbia diritto a un’esistenza riconosciuta e quindi necessariamente documentata . Ma non è così.
Il luogo in cui il possibile discrimine si fa operativo è banale: lo sportello anagrafe del comune.
Il sindaco che pretenda dal cittadino padre, dalla cittadina madre l’esibizione del permesso di soggiorno – come dal 2009 vuole la legge – assicura forza alla paura che può invadere ognuno si manifesti irregolare. Quei genitori per non subire tutto ciò che deriva dalla evidenza dell’irregolarità possono essere indotti a decidere di nascondere il loro figlio, negandogli la registrazione della nascita che ne fa abitante della terra in cui è nato.
Abitare non significa soltanto stare in un luogo ma fruire di tutto ciò che nello stato sociale immagina la nostra Costituzione. Avremo invece piccole persone venute al mondo per sentirsi dire: «Nulla di tutto questo ti appartiene », persone senza identità documentata, corpi viventi.
Cresceranno e prima o poi capiranno: il silenzio indotto dalla paura avrà creato una nuova schiavitù.
Se la società civile ‘forzerà’ il parlamento a una modifica della legge avremo superato un vulnus di civiltà . Ancora una volta Liliana Segre ci offre la chiave per uscire dall’indifferenza:
«Temo di vivere abbastanza per vedere cose che pensavo la Storia avesse definitivamente bocciato, invece erano solo sopite».
L’orrore prodotto dalle guerre, dalle carestie, dalla violenza che si è fatta diffuso sistema non può farci ignorare il cono d’ombra che si colloca alla fine di una serie di negazioni, perdita della patria, della protezione del governo, dello status giuridico per arrivare alla negazione di quella certificazione che è prova di una identità riconosciuta, certificata in Italia nei registri di stato civile.
Per una minoranza di cui non si conosce l’entità quei registri si sono chiusi nel mese di agosto del 2009.
Leggiamo però fra gli obiettivi di s viluppo sostenibile della Agenda 2030 delle Nazioni Unite –
- 9 “Entro il 2030, fornire identità giuridica per tutti, inclusa la registrazione delle nascite”
L’Italia può farlo e subito. I suoi municipi non sono distrutti, i Sindaci sono regolamente eletti, il Parlamento esercita le sue funzioni. E’ una iniziativa senza onere alcuno di spesa”.
Udine, 20 settembre 2021 Augusta De PieroAltre informazioni
Il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Gruppo CRC) è un network di associazioni italiane che opera al fine di garantire un sistema di monitoraggio indipendente sull’attuazione della CRC e delle Osservazioni finali del Comitato ONU in Italia. Maggiori informazioni nel sito www.gruppocrc.net dove possiamo leggere
I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia
11° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. 20 novembre 2020.
Cap. 3.1 (diritto di registrazione e cittadinanza)
“Inoltre, sempre in riferimento alla Legge 94/2009, che ha introdotto il reato d’ingresso e soggiorno irregolare e successivo obbligo di denuncia per i pubblici ufficiali incaricati di pubblico servizio, è emerso il rischio di mancata registrazione alla nascita per i minorenni nati in Italia da genitori privi di permesso di soggiorno. Nonostante la Circolare esplicativa n. 19/2009 del Ministero dell’Interno, nonché la successiva Legge 67/2014 che ha depenalizzato il reato autorizzando il Governo a convertire la fattispecie in una sanzione <…> la Legge 94/2009 continua a essere in vigore, rischiando di indurre in errore genitori in posizione irregolare, portandoli così a non provvedere alla registrazione alla nascita dei figli, per paura di essere identificati”.
Nel saggio Responsabilità presente nel volume Lessico della Dignità (edito da Forum, Editrice Universitaria Udinese) leggiamo:
La registrazione anagrafica.
Tre accezioni della dignità spesso devono essere prese in considerazione in modo unitario. Si pensi, per esempio, alla totale negazione della dignità (umana, personale, sociale) che subiscono i c.d. ‘bambini fantasma’, ossia quei bambini nati in Italia da genitori che, non essendo in possesso del permesso di soggiorno, non si recano presso gli uffici anagrafici a denunciarne la nascita per il timore di ritorsioni nei propri confronti. La mancata iscrizione della dichiarazione di nascita nei registri dello stato civile determina una condizione di invisibilità giuridica con ricadute gravi sulla possibilità per quei bambini di godere dei loro diritti fondamentali.
Francesco Bilotta – Docente di Diritto privato. Università di Udine
segnaliamo inoltre il seguente evento, presso il centro Balducci:
Interessante inoltre questo contributo dell’ADUC (click per vedere)
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