Cerchiamo di esserci, con la testa, con il cuore, con azioni adeguate. Adesso più che mai dobbiamo esserci per rispetto alle persone deportate e imprigionate. Alcuni sono tornati e hanno raccontato, altri, per tanto tempo, furono considerati ASSENTI, poi chiamati DISPERSI e infine CADUTI.
Le loro tracce si possono leggere, ora in archivi sparsi in Europa. Per conoscere noi abbiamo testimonianze, diari, video, libri, film, documentari, cimiteri e luoghi dove sono stati rinchiusi e che ora sono monumenti.
Altre immagini d’orrore le viviamo oggi, nel nostro presente. Ci chiamano a scelte di cambiamento e di umanità. Non possiamo essere indifferenti.
Citiamo un segmento di discorso fatto da ELIE WIESEL alla Casa Bianca il 12/4/1999:
“L’opposto dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza. L’opposto dell’educazione non è l’ignoranza, ma l’indifferenza. L’opposto dell’arte non è la bruttezza, ma l’indifferenza. L’opposto della giustizia non è l’ingiustizia, ma l’indifferenza. L’opposto della pace non è la guerra, ma l’indifferenza alla guerra. L’opposto della vita non è la morte, ma l’indifferenza alla vita o alla morte. Fare memoria combatte l’indifferenza.”
Elie Wiesel: scrittore, superstite dell’Olocausto, fu insignito del PREMIO NOBEL PER LA PACE nel 1986.
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