Abbiamo chiesto al Prof. Stefano Marangoni un post per la Giornata della memoria 2022 quale segno e presenza a tale importante giornata. Purtroppo, a causa di restrizioni e problematiche legate alla pandemia non abbiamo potuto organizzare eventi in presenza. Condividiamo e riteniamo utile la sua riflessione
Grazie.

“Il 27 gennaio è stato ufficialmente riconosciuto come il Giorno della Memoria. In quella data, nel 1945, le truppe sovietiche entravano nel campo di sterminio di Auschwitz, nella Polonia meridionale. Sebbene i soldati avessero già sperimentato la brutalità nazi-fascista durante l’invasione dei propri territori, quello che videro superava la più tetra immaginazione. All’interno del campo di Auschwitz trovarono infatti circa 6000 prigionieri che versavano in condizioni fisiche e psicologiche disastrose; gli altri erano stati deportati dai soldati tedeschi attraverso le famigerate “marce della morte”. Erano poi evidenti le prove del massacro sistematico che in quei luoghi si era attuato: fosse comuni, camere a gas, forni crematori. Si trattava della forma di sterminio più razionale, consapevole e meticolosa nella storia del genere umano: fra il 1940 e il 1945 ad Auschwitz fu sterminato più di un milione di persone. La gran parte delle vittime furono ebrei, seguiti da polacchi, zingari, prigionieri di guerra sovietici e cittadini di altri paesi, che si erano opposti al regime nazista o rientravano nelle categorie che i nazisti ritenevano meritevoli di soppressione (omosessuali, disabili). La liberazione del campo di Auschwitz, così come quella degli altri campi di sterminio, ebbe una portata storica enorme: ciò che era avvenuto in quei luoghi costituiva la forma più evidente di negazione del concetto stesso di umanità.
Ricordare questa immane tragedia assume dunque un profondo valore morale: la conoscenza storica deve indurre tutti i cittadini non solo al rifiuto dei principi che condussero allo sterminio, ma anche all’affermazione dei valori ad essi opposti. Se le immagini e le voci provenienti dai campi nazisti ci parlano di razzismo, discriminazione, uso sistematico della violenza come strumento di azione politica, annientamento dell’avversario e della minoranze, quello che dovremmo ricercare sono la solidarietà, l’uguaglianza, il rispetto del diverso e dell’emarginato. Un uso accorto della memoria storica dovrebbe dunque impedire il riproporsi di simili atrocità e mettere al bando le ideologie che le hanno generate. È partendo da questi presupposti che possiamo proporre una valida attualizzazione del Giorno della Memoria.
Nel mondo contemporaneo, violazioni dei diritti umani, pratiche arbitrariamente coercitive, discriminazioni su base etnica, politica o sessuale sono diffuse in numerosi paesi; i cittadini italiani ed europei, forti di questa consapevolezza, dovrebbero opporsi a ciò con fermezza e chiedere alle istituzioni politiche del proprio paese di fare altrettanto. Le possibilità di azione del singolo sono limitate ma non prive di valore. Gli strumenti esistono: il voto, l’associazionismo, la solidarietà, l’insegnamento, il dialogo. Così facendo possiamo contribuire ad un progresso autentico della società umana, fuori e dentro i nostri confini. Pensiamo all’Europa, dove stanno dilagando sentimenti nazionalisti che vedono nei profughi provenienti da paesi asiatici o africani un nemico da tenere lontano attraverso muri e filo spinato, come ha recentemente ricordato David Sassoli nel suo ultimo discorso pubblico; pensiamo infine all’Italia, dove il crescente consenso verso partiti di matrice nazionalista favorisce la diffusione di slogan e ideologie che vogliono riscrivere la storia e inquinano il dibattito democratico. Celebrare il Giorno della Memoria significa mantenersi vigili e attenti, operosi nella quotidianità, coraggiosi nel sostenere i valori di umanità e solidarietà, anche quando sentiamo di essere in minoranza.
Concludo questo mio breve intervento citando le dure parole di Primo Levi, che ci ammonisce con i suoi versi:

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.”